Strane Straniere art&anthropology project agisce incidendo sugli stereotipi e mostrando una prospettiva inedita dei legami di comunità e di reciprocità. Il progetto restituisce al pubblico, attraverso l’arte, le storie di donne immigrate che hanno creato un’impresa negli ambiti più disparati: dall’autoricambi alla cucina, dall’arte alla pesca, dalla tipografia alla sartoria, dall’autotrasporto all’editoria. Bulgaria, Croazia, Serbia, Romania, Tunisia, Nigeria, Iran, Colombia, Equador, Perù, India, Cina sono i paesi da cui provengono. A tal fine la struttura dell’intervento fa dell’interazione il suo asse principale. Interazione degli strumenti interpretativi e di rielaborazione provenienti dall’antropologia e dall’arte, degli operatori, delle istituzioni e sopratutto interazione tra il pubblico e le protagoniste. Nascono laboratori-performance/eventi in cui, attraverso un’elaborazione visiva e narrativa delle storie, piccoli gruppi di imprenditrici immigrate intrecciano i propri racconti con la partecipazione del pubblico. Incontri aperti, informali in spazi pubblici (caffè, galleria d’arte,..), dove il pubblico entra nel racconto. Si realizzano prodotti artistico/culturali che creano una corrispondenza tra le storie e le immagini mentali che su di esse vengono proiettate, esplorandone i codici individuali, locali, molteplici. Alla base dello sviluppo del progetto è la costruzione di una rete che coinvolge protagoniste, associazioni, media, soggetti pubblici e privati nazionali e internazionali.
Le prime attività sono esplorative, antecedenti e preliminari all’avvio delle azioni di sensibilizzazione, avvenuto nel 2013 con il sostegno del Dipartimento IX “Sviluppo Sociale e Politiche per l’integrazione” della Provincia di Roma. Il percorso procede utilizzando gli strumenti dell’antropologia (ricerca di campo, osservazione, interviste, fotografia, documentario) e rileggendone i risultati nell’arte. Negli anni successivi vengono sviluppate una serie di attività e di prodotti artistico/culturali che registrano un immediato riscontro di pubblico e di media. Per l’ampio coinvolgimento di istituzioni, soggetti del territorio e di pubblico si cita “Open Worksite not only for staff” all’Acquario Romano, evento dove il pubblico entra a esplorare i risultati del lavoro di campo rielaborati attraverso diversi codici narrativi, visivi e performativi. Parallelamente il progetto prevede la produzione di materiale audiovisivo per la documentazione del lavoro di campo e per consentirne la fruizione a un pubblico più ampio. Come il promo del progetto “Strane straniere” (2014) o il corto “Margarita”(2015) Aamod/Roma Capitale/Associazione Peer to Peer, presentato alla Casa Internazionale delle Donne per I Racconti del Lavoro Invisibile e all’Isola del Cinema 2015. Ispirandosi a alcune delle storie prende forma il film Strane Straniere – una produzione Rai Cinema/Matrioska, con il contributo del MIBACT e la distribuzione dell’Istituto Luce Cinecittà, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2016, in vari festival e uscito nelle sale nel 2017. Attualmente è in fase di sviluppo I Ricambi di Aida, progetto presentato al Women Economic Forum, Arts&Media 2016, New Delhi, finalista al Premio Solinas per il documentario 2015.
Per l’approccio innovativo e l’impatto ottenuto sul grande pubblico, Strane Straniere art&anthropology project viene selezionato, unico progetto italiano, dall’Euro-Mediterranean Women Foundation tra le best practices all’interno del CSO WINS – Politiche di Vicinato per la Società Civile dell’Unione Europea. Nel 2018 il Consiglio di Europa lo individua best practice nell’area Euromed e gli dedica la sessione “Arts, Culture and Migration”.all’interno della Conferenza “Migrant, refugees and asylum seeking women and girls in the Euromed region” organizzata dal North-South Centre of the Council of Europe, Atene 3-4 ottobre 2018
Riscrivere la realtà: linguaggio, simboli e metafore
Le migrazioni ridisegnano le città. Affiorano identità multiple, emergono nuove identità. Quando la crisi incalza, le comunità e le città rischiano di sgretolarsi intimorite. E’ quello che accade alle città europee e alla stessa idea di Europa. Si smarrisce la fiducia, il coraggio di cercare altro fuori e dentro di sé, la libertà di creare e la capacità di tessere relazioni, tutto quello che consente all’individuo, alle comunità e alle città di immaginare il proprio futuro.
Il ribaltamento dell’immaginario parte dal linguaggio. “La radice etimologica di strano e di straniero è la stessa: xenos. Lo straniero è colui di cui sospettare o accogliere con benevolenza, lo sconosciuto che non conosce le regole del luogo in cui approda, portatore di un altro sistema relazionale. La parola strano nasconde un’ambivalenza: fa coesistere più punti di vista. Strano è diverso dal solito, non comune, molto singolare, tale da destare meraviglia, curiosità, stupore. La Strana Straniera è colei che attua il rovesciamento dell’idea di straniero. La straniera dei nostri racconti inverte il presupposto spaesamento/accoglienza rielaborando il proprio sistema di regole. Si pone come datore di lavoro che immette sul mercato un prodotto/servizio, attiva un meccanismo di produzione e crea un’organizzazione produttiva, piuttosto che essere inglobata in un’entità produttiva esistente come forza lavoro. La costituzione di un’impresa realizza il rovesciamento prospettico. Ciò rappresenta la bizzarria della straniera. Le storie di queste donne mostrano il passaggio interno con cui si giunge a modificare il punto di fuga. La straniera trovandosi in un luogo altro rispetto a quello di provenienza, con due sistemi sociali e rituali differenti, analizza il sistema di appartenenza per trovare dentro di sé un alterità che le permetta l’entrata nel nuovo sistema. C’è chi arrivando politologa riscopre le radici della tessitura, chi dalla filosofia rintraccia le proprie origini culinarie, o dalla medicina rielabora le antiche tradizioni familiari di pratica di cura. Il guardare l’altro che è dentro di sé – non più giurista/criminologa, bensì appassionata di ricambi d’epoca – diventa l’origine di tale inversione. L’impresa che nasce lo rende esplicito, rappresenta il luogo fisico e metaforico in cui i due sistemi – di provenienza e di arrivo – allineano le differenze in una sequenza di ribaltamenti. L’ex datore di lavoro di cui si è rilevata l’impresa fallita, diventa parte della famiglia, da “padrone” a “padre”, e così assistito nella vecchiaia come vogliono le antiche tradizioni mediterranee. Lo strumento di produzione – telaio, ricambio,.. – sembra avere una valenza simbolica e evocativa. Nella lettura della propria storia ognuna rintraccia un segno, un momento di visione dell’alterità in sé. E’ agganciandosi a questa immagine che nasce il progetto e l’integrazione con la città di arrivo. La differenza tra i due sistemi, e la soluzione personale di superamento/accettazione creano l’impresa. Lo spaesamento nel vagare nelle strade della città anima la ricerca di una soluzione che agisca su due piani relazionali: economico e sociale. La straniera cerca non solo una strategia per il proprio sostentamento economico, ma la modalità per entrare nel nuovo sistema rituale. La costituzione di un’impresa vede la donna immigrata innescare un nuovo meccanismo relazionale all’interno del corpo economico preesistente. Un’organizzazione produttiva che pur rispondendo a regole esistenti sul territorio (iscrizioni, permessi, ..) importa al suo interno caratteristiche proprie del sistema di provenienza. Aldilà delle diversità culturali, generazionali e di esperienze personali delle protagoniste, queste storie evidenziano la capacità di elaborare il trauma di un vissuto doloroso, di tessere relazioni dentro e fuori la propria comunità, e di sviluppare una progettualità per il futuro.” (M.A. Mariani, materiale introduttivo a “Strane straniere Open Worksite not Only for Staff” Acquario Romano, luglio 2014)
NOTE
Il Dipartimento IX “Sviluppo Sociale e Politiche per l’integrazione” della Provincia di Roma seleziona il progetto nell’ambito del “Prevenzione Mille – Bando della Fraternità 2012” finanziando le attività di ricerca di campo e quelle di sensibilizzazione e comunicazione nel territorio provinciale svolte nel corso di 12 mesi (luglio 2013 – luglio 2014). Essenziali nella messa a punto dell’approccio utilizzato, i tre laboratori-performance hanno documentato e coinvolto il pubblico nella raccolta delle storie: “Strane straniere lab uno”, Associazione Culturale Atelier, Roma 23 novembre 2013; “Strane straniere lab due”, Circolo degli Artisti, Roma 2 marzo 2014 e “Strane straniere lab tre”, Comune di Riano, 18 maggio 2014.
Le attività realizzate hanno ottenuto il coinvolgimento a vario titolo di: Rappresentanza della Commissione Europea in Italia, Consiglio di Europa, Commissione Affari Costituzionali della Camera, Unhar, Mibact, Ambasciate di Croazia, Romania, Serbia, Tunisia, Provincia di Roma, Comune di Roma, Comune di Riano, Associazione Culturale atelier, Associazione Culturale ‘o quarantotto, Associazione peer to peer, Aamod, RaiCinema, Cinecittà Luce, Apollo11, Circolo degli Artisti, Casa Internazionale delle Donne, Matrioska, Isola del Cinema, Essere donne e insegnare la bellezza, ’EMWF, WEF, Metadrasi
Ne hanno parlato tra gli altri: TG3, Ansa, Ansamed, TMnews, Askanews, Sole24ore, Radio3, RAI3, RAI Storia, Radio24, Radio Vaticana, Radioarticolo1, TV2000, Il Manifesto, Vaniy Fair, Osservatore Romano, HͶH, Cinecittanews, Elle.